Il punto per me è sostanzialmente questo: l’ammettere l’esistenza di un soggetto come istanza di produzione locale e contestualizzata del senso, che crei oggetti in quanto testi, non inficia in realtà la posizione fenomenologica di un soggetto comunque trascendentale, perché siamo comunque di fronte ad una situazione asimmetrica tra soggetto e oggetto, ad una direzione di senso univoca che va da questo verso la cosa.
Per non dico invertire, ma comunque simmetrizzare la relazione, e dare quindi al soggetto solo una esistenza contestuale, interna e totalmente coinvolta nella produzione segnica, bisogna necessariamente ammettere che la costituzione sia sempre reciproca, che anche il soggetto stesso venga a costituire e mutare la propria oramai già passata identità nel farsi del senso, non dopo. Non vi sarebbe quindi più un inizio nel senso da trovare, e una fine nel senso
ri-trovato, ma solo un farsi nel mezzo del senso, che contemporaneamente e conseguentemente costituisce oggetto e soggetto, se ancora ha un senso distinguere queste due istanze. Non si può più quindi parlare di interno ed esterno, embrajage e debrajage divengono categorie inutili e fuorvianti. Siamo sempre debrajati, ma in un Io.Qui-Ora locale e che ci costituisce, siamo già nel testo, non si può pensare che un “egli” rimandi a qualcosa fuori dal testo.
Il contesto è sempre chiamato in causa, ma mai ha prerogative.
Solo in questo modo, solo levando al soggetto la prerogativa di dare un senso piuttosto che riceverlo, si evita l’epoché. E, fondamentale, non vuol dire che le cose che fai ti cambiano DOPO, cosa secondo me abbastanza semplice ed elementare ,ma che ti cambiano DURANTE, altrimenti ancora si cade nella solita incomprensione. Non è solo che il soggetto muta grazie al senso fatto, è che nel momento della produttività la sua forma muta e la sua intenzione è inutile e inutilizzabile, è nel senso facentesi che bisogna contestualizzare questo discorso.
Se si accetta questo, tutto il concetto di generatività non può star in piedi.
C’è un interessante parallelismo tra questo discorso è quello della spazializzazione del tempo (vs. temporalizzazione dello spazio da sempre propugnata dalla semio percettiva) che per ora non sono ancora in grado di spiegare.